Parole in volo

02.03.2023

Mi lasciò quei lati positivi che non vedi subito.

Mi lasciò domande su come sapesse cucinare così bene le uova

e su come riuscisse a calare un burraco pulito alla prima mano.

Dovessi scegliere dei fiori da portargli,

sceglierei appunto i fiori delle carte.

Non vado mai a trovarlo...

Ma non perché non mi interessi,

perché preferisco ammirare i centinaia di libri

che hai letto e che poi,

come fossero ancora nuovi,

hai riposto su tutte quelle mensole,

dividendoli per generi e autori.

Preferisco sedermi sulla tua sedia a rotelle,

come a starti in braccio.

Non so bene il perchè

ma quando penso a te,

in particolare un ricordo mi viene in mente,

quello schiaffo che mi diedi,

dopo che feci cadere i tuoi occhiali

e quasi li ruppi; nonostante fossi piccola,

(dopo aver fatto accuratamente la lagna)

capii, per come può capire una bambina,

che quando si rompe qualcosa che non ci appartiene,

non si capisce l'emozione del proprietario.

Infatti, con il passare del tempo,

ho imparato ad entrare cauta nella vita degli altri,

a non rompere i silenzi ma a farli scorrere,

a non rompere o mettere caos nelle scelte altrui,

a non interrompere un discorso,

un pianto,

un sorriso

e a volte, diciamolo,

anche a non rompere le palle.

Probabilmente non verrò mai a trovarti,

mi piace sentirti vivo,

sentirti in ogni cosa e non voglio rompere questa piccola, grande magia.

- KiKi


In questa cioccolata calda,

tra queste soffici coperte,

nelle tue braccia,

io

mi abbandono...

In questo cielo sereno,

mi abbandono

e in te,

che sei il mio dono.

- Marica

Chi lascia è sempre stronzo...

forse ti lascia libero per gli altri,

o meglio,

non lascia te,

ma libera il suo posto,

che altri occuperanno,

con signoria di banno,

che a loro e a te,

ormai,

serve più che a lui.

- Zacomo


Sono nata femmina,

ma forse,

qualcuno lassù si è sbagliato.

Giocavo a pallone in cortile urlando "Ibrahimović!" e tagliavo i capelli alle Barbie,

per poi usare il pennarello rosso come a ricoprirle di sangue,

infine le appendevo al muro come ad impiccarle.

Facevo esplodere le lucertole con le miccette (tecnica imparata da mio nonno).

Mi piaceva giocare a wrestling con mia sorella (poverina),

mi stavano antipatiche la maggior parte delle mie compagne dell'asilo,

a meno che non si sporcassero di fango con me saltando nelle pozzanghere.

Mia madre si arrabbiava quando tornavo a casa e mi ritrovava con le calze bianche e le ballerine nere lucide completamente distrutte.

E poi sono cresciuta obbligata a mettermi il tutù,

a fare plié e a cospargermi di brillantini.

Ora vado a cavallo,

rispetto le persone,

ma più gli animali.

Mi sporco ancora di fango e spalo la cacca del mio amore.

Qualche volta mi soffermo a vedere i risultati della Roma con papà.

sono questa eppure sono donna.

- KiKi