Recensione della sesta stagione di Black Mirror

06.07.2023

Recensione della sesta stagione di Black Mirror di Charlie Brooker

TW: omicidio, violenza fisica, lutto, abuso di sostanze

Black Mirror (2011-in corso) è una popolare serie tv britannica scritta e prodotta dallo sceneggiatore e conduttore televisivo Charlie Brooker e distribuita da Netflix. Essendo una serie antologica, ogni episodio presenta trame e personaggi diversi e l'unico filo conduttore è l'indagine del rapporto tra uomo e tecnologia, spesso legata a risvolti drammatici, distopici e fantascientifici. Lo scorso 13 giugno, dopo quattro anni di attesa, è finalmente uscita la sesta stagione.

Dopo il flop totale della quinta stagione, finalmente si torna a toccare il livello delle prime stagioni, anche se con un ritmo molto altalenante. Nonostante la tragicità di alcune storie e i colpi di scena rimandino alla Black Mirror di un tempo, questa sesta stagione si differenzia fortemente da quelle precedenti - cosa che ha deluso moltissimi fan. Innanzitutto, Charlie Brooker abbandona distopie, utopie e ucronie: insomma, nessuno di questi episodi è ambientato nel futuro. In alcuni episodi ci si allontana completamente dall'esplorazione del rapporto tra uomo e tecnologia a favore di una maggiore attenzione verso drammi e relazioni umane. La tecnologia perde il suo carattere avanguardistico e rimane legata ad un ambito più contemporaneo (unica eccezione le "repliche" nell'episodio Beyond the Sea); di conseguenza, anche le situazioni che i personaggi affrontano sono vicinissime al nostro presente e alla nostra quotidianità, ovviamente portate alle estreme conseguenze in pieno stile Black Mirror: i deepfake e la nostra brutta abitudine di accettare i famigerati "termini e condizioni" senza averli letti, l'ossessione per il true crime, il labile confine tra giornalismo e stalking e la violazione della privacy altrui nel nome del gossip. La critica sociale diventa centrale.


Voto: 7.5/10