Recensione di Blackwater I - La piena: l'inizio di una saga magnetica e deliziosamente inquietante

18.03.2023

Recensione del libro Blackwater I - La piena di Michael McDowell

Michael McDowell, l'autore della saga di Blackwater, è stato uno scrittore e sceneggiatore statunitense della seconda metà del '900; alcuni tra i suoi lavori più famosi sono la sceneggiatura della horror comedy Beetlejuice (1988) e l'adattamento del film d'animazione in stop-motion The Nightmare Before Christmas (1993). Tutti i libri della saga di Blackwater sono stati originariamente pubblicati nel 1983, ma solo quest'anno sono arrivati in Italia editi Neri Pozza Beat nella traduzione di Elena Cantoni.

Quella di Blackwater è una saga familiare a tinte gotiche e horror (in stile Stephen King, per intenderci). Essendo composta da ben sei volumi, preferirei scrivere una recensione più completa una volta letti tutti quanti, ma ho paura di dimenticare i dettagli dei primi una volta arrivata agli ultimi, quindi ecco il mio tentativo di recensire il primo libro, La piena.

La piena introduce perfettamente il lettore all'ambientazione della storia, Perdido, e ai personaggi principali, ovvero i membri della famiglia Caskey. Perdido è una cittadina sperduta tra i boschi dell'Alabama, attraversata dai fiumi Perdido e Blackwater, e ospitante alcune segherie, due grandi ville nella sua parte alta e povere baracche in quella più bassa. È la famiglia Caskey, la più ricca e influente, proprietaria di segherie e terreni, ad avere in mano le redini di questo piccolo centro. A Perdido, oltre ai Caskey, risiedono altre due benestanti famiglie bianche, anch'esse coinvolte nel mercato del legno, e alcune famiglie di colore, che per mantenersi lavorano come manodopera nelle segherie o come domestici nelle case dei loro abbienti vicini.

La narrazione si apre nel 1919, subito dopo un evento disastroso che ha messo in ginocchio l'intera comunità: a causa di una forte alluvione, il Perdido e il Blackwater sono straripati e hanno sepolto la maggior parte degli edifici sotto metri e metri di acqua sporca e limacciosa. Alcuni giorni dopo la piena Oscar Caskey, l'unico erede maschio della famiglia, durante un giro in barca per la città allagata trova una donna dai capelli di un rosso inusuale in una stanza dell'Osceola Hotel: dice di chiamarsi Elinor Dammert e di essere rimasta bloccata lì per quattro giorni. Oscar, senza farsi troppe domande, la porta in salvo sulla terraferma e la introduce al resto di Perdido e alla sua famiglia.

Le circostanze che hanno portato Elinor a Perdido, così come il suo passato, non verranno mai chiarite del tutto; ma al contrario delle sue origini, invece, le sue intenzioni (almeno a noi lettori) sono abbastanza chiare: conquistarsi un posto nella comunità cittadina e soprattutto all'interno della famiglia Caskey, sconvolgendone gli equilibri.

Gli intrecci più interessanti di questo libro non riguardano la trama (basata non tanto su importanti plot twist quanto sul crescendo della tensione), bensì i rapporti tra i personaggi, primo fra tutti quello fra Elinor e Mary-Love Caskey. A Perdido, infatti, mentre gli uomini sono di animo debole e privi di una qualsiasi risolutezza, le donne sono detentrici di potere, astute, tenaci, rispettate, talvolta anche temute. Mary-Love è la matriarca della famiglia Caskey, e nessuno ha mai osato contraddirla. Abituata a manovrare gli altri come pedine su una scacchiera e ad essere accontentata, troverà in Elinor una degna avversaria: sarà l'unica ad opporsi alle sue decisioni, a sfidarla apertamente, manipolando a sua volta le persone intorno a lei per ottenere ciò che vuole, e generando incomprensioni e rotture fra i Caskey. Mary-Love, al contrario di tutta Perdido, non accetterà mai Elinor, vedendo in lei una minaccia per la sua famiglia, e percependo in lei qualcosa di oscuro...

Il personaggio di Elinor è sicuramente il più affascinante: algida, carismatica, misteriosa, con uno strano attaccamento ai fiumi (che tutti invece a Perdido temono e dai quali si tengono ben lontani) e dotata di peculiari "qualità"... Chi è davvero questa donna? E siamo proprio sicuri che sia una donna...? La vera natura di Elinor e il suo obiettivo ultimo, entrambi ancora sconosciuti, sono due degli aspetti che più mi incuriosiscono e che sono certa verranno approfonditi nei prossimi volumi.

Inquietanti rivelazioni sono sapientemente distribuite nel corso della storia, sottili giochi psicologici scandiscono il ritmo della narrazione, l'elemento fantastico-grottesco è sempre sullo sfondo, e tutto contribuisce a costruire lentamente il climax di tensione che spinge il lettore a macinare pagine su pagine. Il finale riserva un piccolo colpo di scena nel quale uscirà allo scoperto un lato di Elinor mai visto prima (ma che personalmente avevo intuito).

In conclusione, il libro getta premesse molto interessanti e si divora, letteralmente. L'ho concluso in una giornata e non vedo l'ora di proseguire la lettura con il prossimo volume, La diga, per scoprire come si svilupperà la vicenda.

P.S. Dulcis in fundo, si dice che un libro non debba essere giudicato dalla copertina, ma in questo caso anche l'occhio vuole la sua parte: l'edizione è di una bellezza straordinaria, curata nei minimi dettagli sia fuori sia dentro. Fa un figurone in libreria.

Voto: 8/10

- alixantos