Recensione di I salici: una lenta discesa nell'orrore
Recensione del racconto I salici di Algernon Blackwood
Algernon Blackwood, scrittore britannico vissuto tra la metà dell'Ottocento e la metà del Novecento, è considerato uno dei primi maestri dell'horror e del weird e uno dei fondatori dell'occult detective fiction.
I salici, pubblicato per la prima volta nel 1907, è il suo racconto più celebre, e questo curatissimo volumetto edito ABEditore dal design magnifico che desideravo da tempo contiene la traduzione di Francesca Cavallucci.
La trama è molto semplice: due avventurieri senza nome, durante una spedizione lungo il Danubio, giungono in un'area paludosa popolata esclusivamente dalle figure di questi salici, dal ruggito del vento e dal gorgoglio dell'acqua, e decidono di accamparsi su una delle isolette che spuntano tra le rapide del fiume. Il racconto ripercorre brevemente i fatti precedenti il soggiorno nella palude e copre l'arco dei due giorni e delle due notti che i due uomini passeranno lì.
La meraviglia di questo racconto non sta nell'intreccio narrativo, ma nelle magistrali descrizioni dell'ambiente e delle atmosfere. La natura perde il suo aspetto benevolo e accogliente, e il paesaggio da luogo incantato si trasforma in un'oscura landa dominata da forze maligne e soprannaturali. La terra su cui i due hanno messo piede non appartiene agli uomini, e tutto comunica loro che lì non sono i benvenuti. I salici sembrano essere vivi, strani suoni rombano nell'aria, creature mostruose paiono spiarli da dietro le fronde degli alberi. Il raziocinio umano lascia lentamente spazio alla superstizione e all'angoscia, in un vortice di puro terrore che culmina nel finale - finale che ho trovato abbastanza tiepido rispetto al resto del racconto, come se Blackwood si sia trattenuto all'ultimo. I due sventurati saranno tormentati fino alla fine dalla necessità di comprendere quale sia il confine tra realtà e pazzia, se sia tutto un incubo ad occhi aperti o solo la loro immaginazione, in una continua lotta tra razionalità e suggestione.
Nonostante l'abbia letto alla luce del giorno, questo racconto mi ha regalato inquietudine e brividi a volontà, tanto è potente ed evocativa la scrittura di Blackwood. Credo che anche per la mente più logica e posata durante la lettura sia impossibile non immedesimarsi nei protagonisti (la cui quasi totale assenza di tridimensionalità non è casuale) e non essere trascinato insieme a loro in questa spirale di follia. In questa lenta discesa nell'orrore.
Nonostante il finale non mi abbia soddisfatto a pieno, I salici mi ha completamente catturata, atterrita ed ammaliata. Avevo alte aspettative e Blackwood non le ha deluse.
Voto: 9/10
- alixantos