Recensione di Il dito di Dio - Voci dalla Concordia: la magistrale cronaca del disastro della Costa Concordia

08.06.2023

Recensione del podcast Il dito di Dio - Voci dalla Concordia di Pablo Trincia

TW: decesso, lutto, trauma

Il dito di Dio - Voci dalla Concordia è un docu-podcast prodotto da Spotify Studios in collaborazione con Chora Media e narrato da Pablo Trincia. È uscito nel dicembre 2021 a commemorare i 10 anni dal naufragio della Costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012 vicino alle coste dell'Isola del Giglio. La nave ospitava 4229 passeggeri, di cui 32 persero la vita.

Pablo Trincia è un giornalista italiano classe 1977. Dopo aver lavorato come freelance, collaborando con le più importanti testate giornalistiche italiane e del mondo, è diventato noto grazie al programma televisivo Le Iene, di cui è stato inviato per molti anni. Ha vinto diversi premi giornalistici grazie alle sue inchieste ed è ora il responsabile creativo di Chora Media. Di lui avevo sentito parlare come autore grazie ai suoi due libri pubblicati da Einaudi per la collana Stile Libero Extra, ovvero Veleno (2019) e Romanzo di un naufragio (2022), ma non sapevo che entrambi i libri fossero ispirati ai podcast da lui creati, l'omonimo Veleno (2017) e, per l'appunto, Il dito di Dio - Voci dalla Concordia. La sua ultima fatica è stata il podcast Megalopolis - Mumbai 2050 (2022), sempre prodotto da Spotify Studios e Chora Media.

Nel podcast, diviso in episodi, Pablo Trincia ripercorre i giorni precedenti il naufragio e il naufragio stesso, affidandosi ai racconti dei sopravvissuti, alle registrazioni dei passeggeri e della scatola nera della nave, alle chiamate fatte ai parenti e alle autorità, ma anche alle testimonianze dei soccorritori, dei sommozzatori e degli stessi abitanti del Giglio. Il punto di forza del podcast è proprio l'intreccio di storie che Trincia riesce a tenere insieme come fosse una grande ragnatela, offrendo agli ascoltatori una visione a 360 gradi dell'evento e catturando la loro attenzione grazie ad un magistrale crescendo di tensione.

Nei primi episodi Pablo Trincia presenta i protagonisti della vicenda, ovvero i sopravvissuti al naufragio, che raccontano in prima persona quale occasione li abbia portati insieme alle loro famiglie o ai loro amici a scegliere una vacanza in crociera, i primi giorni di vita tranquilla, il lusso degli enormi ambienti e le mille attrattive presenti sulla nave. Prendono parola anche alcuni membri dello staff, camerieri. tecnici, ufficiali, e vengono ricostruiti i movimenti del capitano Schettino, come l'infame decisione di accontentare il direttore di sala facendo un cosiddetto "inchino" nei pressi dell'Isola del Giglio. Tuttavia, all'inizio di questi primi episodi, prima dell'intro ufficiale, la narrazione si sposta nel futuro per alcuni minuti, come a ricordare allo spettatore che questa iniziale calma è solo la quiete prima della tempesta. E costante, a scandire il racconto, un terribile countdown segna inesorabilmente il tempo rimanente al momento dell'impatto contro gli scogli del Giglio.

La sera del 13 gennaio i passeggeri a bordo stanno cenando in uno dei cinque ristoranti della Concordia, o stanno godendosi lo spettacolo teatrale di magia, oppure ancora sono in cabina, quando alle 21:45 la nave urta gli scogli e tutto trema come in un terremoto, le luci si spengono, una valanga di piatti e bicchieri si schianta al suolo frantumandosi. Si parla di un semplice blackout, mentre in realtà in plancia già si ricevono informazioni dalla sala macchine sulla gravità dei danni subiti dall'imbarcazione; nonostante ciò, il segnale di emergenza viene dato solo alle 22:33, ovvero 48 minuti dopo l'impatto. 48 minuti di tentennamenti, ritardi, chiamate - minuti che, se ben sfruttati, cambierebbero radicalmente le sorti e le vite di tutti i presenti, e che invece Schettino passa a rimandare, riluttante ad accettare l'idea di aver appena fallito come comandante: la sua nave imbarca acqua e sta affondando.

Confusi, molti dei passeggeri cominciano ad agitarsi, a chiedere spiegazioni ai membri dello staff, disorientati quanto loro; altri, come a voler negare ciò che sta accadendo, rimangono ai tavoli e continuano a mangiare con tranquillità, credendo che si tratti di un semplice guasto elettrico, e che presto tutto tornerà come prima. Ma dopo l'allarme, quando è ormai chiaro a tutti che bisogna abbandonare la nave, si diffonde il panico: le persone indossano i giubbotti salvagente e si affollano sul ponte 4, in attesa di poter salire sulle scialuppe di salvataggio. Aiutati dai soccorritori e dai membri dello staff, la maggior parte di loro lascia la nave in sicurezza. Ma la nave si sta inclinando, è sempre più difficile calare le scialuppe dal lato che si sta alzando, e i posti stanno finendo. È il caos: c'è chi calpesta bambini, anziani e disabili, preso dalla foga di garantirsi un posto sulla scialuppa; c'è chi prega, chi urla, chi chiama i familiari persi nella calca, chi contatta le forze dell'ordine chiedendo aiuto; c'è chi si lancia in mare dal lato che si sta abbassando pur di non rimanere a bordo; e c'è chi è rimasto intrappolato nei corridoi della Concordia, che adesso, nel buio della notte, immersa nell'acqua gelida, con le porte diventate pavimenti (o botole) e i corridoi trasformatisi in pozzi da scalare, assomiglia più ad un labirinto che a una nave. Si lotta per sopravvivere.

Intanto, le persone portate in salvo - tra cui Schettino - grazie alle scialuppe e ai soccorritori della Guardia Costiera sbarcano sull'Isola del Giglio, un'isola che non è pronta, in pieno inverno, ad accogliere un numero così elevato di persone. Basti ricordare che l'intera isola conta circa 1.500 abitanti, mentre i passeggeri a bordo della nave sono più di 4000. Si aprono le porte di edifici privati e pubblici, si distribuiscono coperte e abiti caldi, si offre cibo e conforto. Purtroppo, oltre ai sopravvissuti, cominciano ad emergere i corpi di chi non ce l'ha fatta. I dispersi verranno in seguito recuperati dai sommozzatori, che testimoniano la surreale ricerca dei dispersi all'interno della nave sommersa, un'enorme città piegata dal peso dell'acqua e popolata da oggetti che fluttuano nell'oscurità come fantasmi. Ci metteranno mesi a recuperare tutti i corpi. L'ultimo, quello di un cameriere di 32 anni originario di Mumbai, è stato ritrovato solo nel 2014 - ben due anni dopo il naufragio. L'ultimo episodio è dedicato al processo di Schettino, alla memoria del naufragio che ancora tutti gli italiani ricordano come se fosse successo ieri e soprattutto alle persone che hanno perso la vita nell'incidente e alle loro famiglie.

Interessante è secondo me la questione Schettino: Trincia infatti non scade nella versione infarcita di malizia e gossip che ha dominato i media all'epoca del naufragio, creata ad hoc per sollevare scandalo e generare chiacchiere da bar, ma, da vero giornalista, ricostruisce il profilo dell'uomo che Schettino è stato ripercorrendo la sua vita e la sua carriera e ascoltando le testimonianze di chi lo conosceva come amico e collega, fino agli eventi di quella sera. Le colpe di cui si è macchiato sono gravissime e merita di pagarne le conseguenze, ma è troppo riduttivo etichettarlo come "incompetente" e fare di lui il capro espiatorio: l'incidente è stato la somma di errori umani e criticità organizzative. La retorica che identifica in Schettino il "malvagio" della situazione e nel comandante De Falco l'eroe (la famosa telefonata tra i due che ha fatto il giro del mondo) è degna solo di quegli orribili settimanali di gossip che si comprano a 1 euro in edicola e lascia il tempo che trova: non ci sono buoni e cattivi, così come non ci sono bianco e nero, ma piuttosto un'infinità di grigi. Non c'è un'unica verità.

Con Il dito di Dio - Voci dalla Concordia, Pablo Trincia dà vita ad un resoconto vivido, drammatico, magnetico, straziante, prodotto magistralmente, capace di catturare l'ascoltatore e di tenerlo col fiato sospeso fino alla fine. Una volta cominciato, infatti, non sono letteralmente riuscita a smettere di ascoltarlo e ho fatto un'unica tirata per finirlo, nonostante siano 9 episodi ciascuno di circa 40 minuti. A mio avviso, è uno dei migliori podcast di divulgazione giornalistica italiana mai creati, sicuramente il migliore che io abbia ascoltato finora. L'abilità di Trincia come narratore è eccezionale, da brividi: mentre lo ascoltavo mi sembrava di trovarmi davvero lì, quella notte, a girare nell'oscurità per la nave inclinata in cerca di salvezza, gli unici rumori a fare da sottofondo il gorgoglio dell'acqua e le grida di disperazione degli altri passeggeri. Non solo la vicenda viene ricostruita in maniera fedele ed accurata, senza mai scadere nel banale o nel grottesco, ma Trincia riesce a fare qualcosa di necessario: dare voce e dignità alle vittime e agli eroi di questa tragedia, indipendentemente da età, nazionalità e ceto sociale.

Consiglio il podcast a tutti, in particolare a chi è appassionato di true crime e/o vuole approfondire il naufragio della Costa Concordia attraverso i punti di vista delle persone che l'hanno vissuto, andati persi o passati in secondo piano nelle cronache dell'epoca. Un prodotto di altissima qualità che per fortuna è fruibile gratuitamente su Spotify e su Podtail. La scrittura di Trincia mi ha completamente conquistato, e per questo, oltre a cercare di recuperare al più presto i suoi libri, voglio assolutamente ascoltare anche il suo primo podcast, Veleno, che tratta il caso dei Diavoli della Bassa modanese.

Il giornalismo di Pablo Trincia è concreto, serio, meticoloso, umile, ma soprattutto umano, e alcuni giornalisti italiani dovrebbero solo prendere esempio dal suo lavoro. Come ha detto lui stesso in un'intervista, «Il giornalismo è una questione di empatia», e mai parole più sante furono pronunciate. Sulla scia dei crescenti investimenti delle aziende nei podcast, considerati l'intrattenimento del futuro, sono sicura che Trincia continuerà ad esplorare le infinite possibilità di questa nuova modalità attraverso i suoi prossimi progetti e che ci stupirà ancora facendo quello che sa fare meglio: raccontare storie.

Voto: 9.5/10

- alixantos