Recensione di My 21st Century Blues: un album-memoir dark pop brutalmente intimo

23.05.2023

Recensione dell'album My 21st Century Blues di Raye

TW: violenza psicologica, violenza sessualedipendenza e abuso di sostanze, DCA, dismorfofobiaeco-ansia

Raye, nome d'arte di Rachel Agatha Keen, è una cantante e compositrice britannica classe 1997 che lavora principalmente su tonalità pop e R&B. È attiva nel mondo della musica dal 2014 e durante la sua carriera come cantante ha collaborato con artisti del calibro di David Guetta, Jax Jones, Halsey, Mabel, per citarne alcuni. Come autrice invece ha scritto brani per John Legend, Ellie Goulding, Rita Ora, le Little Mix e persino Beyoncé.

Dopo alcuni EP, troppi anni di featuring e l'abbandono della sua ex casa discografica, la Polydor Records, quest'anno Raye ha finalmente pubblicato come artista indipendente il suo primo album in studio, My 21st Century Blues. Ho scoperto questo album circa un mese fa dopo essermi imbattuta casualmente su Internet nella canzone Escapism, diventata virale sui social, e da quel momento lo ascolto tutti i giorni religiosamente dall'inizio alla fine.

Le canzoni contenute nell'album spaziano fra diversi generi, dal rap all'electropop, dal gospel al jazz, dal blues all'hip hop. L'album è estremamente personale e racconta in maniera dolorosamente cruda storie di violenza, cuori spezzati, dipendenze e rivalsa - insomma, il tipo di memoir che preferisco.

L'album si apre con Introduction, nella quale Raye fantastica di esibirsi presso un raffinato locale di fama internazionale, il 21st Century Blues Club (si sentono in sottofondo un pianoforte di accompagnamento, il tintinnio dei calici di vino e il chiacchiericcio dei clienti). Un uomo presenta Raye al suo pubblico e ringrazia il principale produttore dell'album, Mike Sabbath (che ha lavorato con cantanti come Meghan Trainor, Shawn Mendes e Camila Cabello).

Il singolo introduttivo s'intitola Oscar Winning Tears. Parla della relazione che Raye ha avuto con un uomo che le ha fatto passare le pene dell'inferno e che nonostante ciò condiva ogni sopruso con lacrime degne di un Oscar, come se fosse lui la vittima e non viceversa. Nel ritornello Raye immagina di scegliere un posto in prima fila, incoraggiandolo a recitare il suo misero spettacolo. La canzone si chiude dicendo: "E dopo aver assistito alla sua performance da Oscar, ho lasciato dalla sala e non l'ho mai più rivisto".

Il secondo singolo è Hard Out Here. Rabbiosa e tagliente, Raye lancia stilettate verso l'industria della musica, in particolare contro la mascolinità tossica e il white privilege, a causa della quale ha sofferto a lungo prima di rompere con la Polydor Records per diventare un'artista indipendente. In "Hard Out Here" Raye celebra la sua resilienza avendo ripreso il controllo della sua arte e della sua carriera. La frase più potente, una citazione biblica (Isaia 54:17): "No weapon formed against me shall ever prosper", ovvero "Nessuna arma creata contro di me riuscirà mai a prosperare".

La terza canzone, Black Mascara, è stata scritta e composta da Raye durante il processo di guarigione che ha attraversato a seguito di una serie di gravi abusi. Raye si chiede se i suoi carnefici riuscirebbero mai a comprendere realmente quello che le hanno fatto e quanto profondamente l'abbiano ferita. Creare questo brano per lei è stato terapeutico.

La quarta, Escapism, ha fatto entrare Raye per la prima volta nella Billboard Hot 100 Chart. In EscapismRaye descrive la sua vita dopo essere stata lasciata dalla persona che ama. Vivere nella realtà è troppo doloroso, così Raye si rifugia in una oscura e fuligginosa dimensione fatta di alcol, droghe e sesso, lontano da tutti quelli che le vogliono bene, attratta da ciò che sembra darle sollievo, anche se solo temporaneo. È una canzone che parla di perdizione non solo fisica ma soprattutto mentale, della volontà di annegare nelle dipendenze pur di smettere di soffrire e del non voler fare i conti con le proprie emozioni. Credo sia la canzone più rappresentativa dell'album, e sono contenta che sia diventata virale - non tanto per il format di reel da cui è stata accompagnata, ma perché ha sicuramente fatto scoprire Raye a tantissime persone, e lei merita questo successo.

Mary Jane, il quinto singolo tratto dall'album, è una poetica e seducente lettera d'amore che Raye dedica alle sue dipendenze. Spesso si parla dell'abuso di sostanze riferito a celebrità maschili (che viene da loro spettacolarizzato e talvolta persino esaltato, un fenomeno che vediamo in Italia con i trapper), mentre rimane prevalentemente un argomento tabù per le celebrità femminili. Con questa canzone, Raye ha voluto creare uno spazio nel quale parlare in maniera assolutamente trasparente e quasi controversa del suo rapporto con la marijuana e la droga, nella speranza di incoraggiare un dialogo al riguardo e di aiutare le persone che soffrono di dipendenze ad aprirsi con i loro cari.

La canzone successiva si chiama The Thrill Is Gone, ed è stata registrata completamente in live. Il testo è chiaro: Raye racconta le sensazioni, i pensieri e le contraddizioni che si affrontano quando una relazione si sta spegnendo da sé e la scintilla, l'eccitazione, il brivido che prima legavano i due amanti sono scomparsi.

Il settimo singolo è Ice Cream Man, ed è "la canzone più difficile che [Raye] abbia mai scritto". Racconta di essere stata vittima di violenza sessuale quando era ragazza, di come questo episodio traumatico non l'abbia mai abbandonata completamente: vede ancora e ancora quello che è successo e di come le mani di quell'uomo le abbiano lasciato una macchia indelebile sulla pelle. Ma anche di come sia sopravvissuta, diventata adulta e di come non abbia mai lasciato che quella violenza cambiasse il suo modo di fare e di parlare. Di quanto sia forte adesso, nonostante tutto.

Raye ha detto che ascolta sempre Flip A Switch, l'ottava canzone dell'album, per darsi la carica e ricordarsi di ciò che non ha più intenzione di tollerare nelle relazioni. Una volta si lasciava facilmente conquistare, calpestare, manipolare appena c'era un minimo di interesse, appena sbocciava un "ti amo"; adesso non si fa più remore a bloccare chi non le piace, a lasciare le persone verso cui non si sente più attratta, ad avere avventure passeggereÈ un singolo che parla di conoscere i propri confini e di imparare a rispettarli.

In Body Dysmorphia, Raye affronta il tema dei corpi femminili e denuncia come i canoni di bellezza attuali condizionino in maniera estremamente dannosa generazioni di bambine che imparano a odiare il loro fisico e le loro imperfezioni fin da piccole. L'odio per il proprio corpo l'ha portata a soffrire di bulimia e le ha impedito di vivere serenamente l'intimità nei rapporti, la relazione col cibo e l'amore per se stessa.

Il decimo singolo è Environmental Anxiety, nel quale Raye esprime le sue preoccupazioni per l'ambiente e il futuro del pianeta e la sua frustrazione nel non poter cambiare il corso degli eventi con le sue sole forze. In questa canzone Raye racchiude il dramma di una generazione impotente davanti alla catastrofe che il genere umano si troverà presto ad affrontare - e i cui primi effetti sono già sotto gli occhi di tutti.

Five Star Hotels è una canzone dai toni sensuali e intimi. Raye ha detto che è rimasta a prendere polvere nel suo Cloud per anni prima di essere ripescata e rimaneggiata. Ha affermato inoltre che le vibes di questa melodia la fanno sentire attraente e la fanno fantasticare sul futuro.

Il dodicesimo singolo, ovvero Worth It, è molto più positivo dei brani precedenti. Raye è speranzosa e immagina il momento in cui troverà l'amore di una persona che sarà in grado di amarla e completarla. Sono costretta ad ammettere che è la canzone che salto sempre quando ascolto l'album in ordine.

Buss It Down, l'ultimo singolo dell'album, riporta tutto su toni più leggeri e vuole essere un'ode finale a tutto ciò che il futuro le riserverà di bello. Raye si è presa cura dei suoi traumi, si è data del tempo per elaborare e guarire ed è pronta ad andare avanti a testa alta. È stata tecnicamente impegnativa da registrare perché per creare le parti gospel sono state sovrapposte centinaia di registrazioni.

Fin conclude l'album. Raye ha atteso questo momento per sette anni ed è grata di aver finalmente raggiunto questo traguardo. Accompagnata dalle note di un pianoforte, ringrazia e saluta noi ascoltatori, i produttori, i suoi collaboratori e la sua famiglia.

My 21st Century Blues è un incredibile viaggio emotivo. Nonostante io non abbia vissuto molte delle esperienze di cui Raye parla in queste canzoni, ascoltarlo per me è catartico e mi aiuta ad entrare in contatto con le parti più oscure e profonde di me stessa in una maniera che non è autodistruttiva, ma che anzi mi arricchisce continuamente.

Raye è una cantante di grande talento. Ha una voce che trovo meravigliosa ed è dotata di una notevole maturità artistica. Credo che abbia trovato un suo angolino sicuro nel pop anni 2000 ma questo non le impedisce di sperimentare con diverse sonorità. E il fatto di parlare delle esperienze che ha vissuto in prima persona e di mandare messaggi attraverso la sua musica la rende ancora più interessante ai miei occhi (e alle mie orecchie). Non vedo l'ora di poter ascoltare l'enorme repertorio di canzoni che non ha ancora reso pubbliche e tutte quelle che pubblicherà in futuro.

Voto: 9/10

- alixantos